Dopo una piccola pausa, riprende il nostro viaggio alla scoperta dei paesi del caffè e dopo Etiopia, Brasile, Vietnam e Messico nel post di oggi andiamo in India 6° produttore al mondo, dove viene coltivata sia Arabica (40%) che Robusta (60%).
La leggenda vuole che un pellegrino di nome Baba Budan passando dallo Yemen nel 1670, di ritorno dalla Mecca riuscì a trafugare alcuni preziosi chicchi di caffè e impiantarli nel paese, nella regione del Karnataka dove ancora oggi esiste una collina che porta il suo nome.
La caratteristica principale dei caffè indiani è un’acidità mediamente bassa e una buona corposità che li rende perfetti per essere estratti con il metodo espresso.
I caffè indiani vengono classificati in “Plantation Coffees” lavorati con il metodo lavato, “Cherry” lavorati con il metodo naturale e “Parchment Coffees”, robusta lavorata con il metodo lavato, solitamente tra le migliori al mondo.
In India viene utilizzato anche un’altro metodo di classificazione in base al crivello dei chicchi: AAA, AA, A e PB(peaberry)
Oltre al metodo lavato e naturale viene utilizzato un procedimento molto particolare, il Monsonato: il caffè viene esposto al calore e all’umidità dei venti monsonici all’interno di magazzini senza pareti, in questo modo assume un colore giallo e una caratteristica nota speziata. (di questo metodo molto particolare vi avevamo già parlato in questo post!)
Le maggiori zone di produzione del caffè indiano sono:
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- Kerala: viene prodotto circa il 30% del caffè indiano e il famoso Moonsooned Malabar
- Tamil Nadu: viene prodotto il 10% del caffè indiano sia di qualità arabica che robusta
- Karnataka: regione dove avvenne il primo raccolto di caffè in India nel 1700, la Baba Budan Giri Hill, oggi produce circa la metà del raccolto indiano e il 70% della Robusta.
- Eastern and Nothern Regions: Piccole aeree produttive dove viene coltivata soltanto Arabica
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