Avevamo conosciuto Fabrizio Rinaldi in un post di qualche tempo fa; il giovane torrefattore romano con un sacco di voglia di crescere e sperimentare (e se non è questa l’anima del nostro lavoro…) Lo ritroviamo oggi in questo post scritto di suo pugno, in cui ci racconta come compone le sue miscele, senza segreti (quasi…) e con voglia di condividere. Grazie Fabrizio!
Come nel medioevo gli alchimisti hanno voluto sfidare la natura nella ricerca di una sostanza magica che tramutasse il metallo in oro, anche io, negli ultimi anni, ho intrapreso un percorso simile, arduo e inverosimile, per scoprire la mia pietra filosofale, ovvero una miscela di caffè che conquistasse chiunque la beva.
Come quei folli scienzati, purtoppo, non credo di essere ancora riuscito nell’impresa, tuttavia sto dedicando un grande impegno nella mia torrefazione, per realizzare un ottimo espresso e gli sforzi compiuti hanno già portato ad un risultato soddisfacente.
Ma partiamo dall’inizio, ovvero dalla mitica fornace, luogo in cui il caffè verde si tramuta in ” oro nero “.
Ho una pratica tostacaffè, moderna, che tosta un chilo alla volta e questo mi permette di sperimentare facilmente nuove miscele e di analizzare diversi monorigini, senza accumulare quintali di caffè. Al momento lavoro su una miscela dal gusto equilibrato che soddisfa gran parte della mia clientela.
Ma che si intende per gusto equilibrato?
Ognuno ha la sua teoria, io cerco di dare una risposta valida e che le comprenda tutte.
Per me è una giusta mescolanza tra Coffea Robusta e Coffea Arabica, dove prevalgono le note positive di entrambe, il sapore piacevolmente amaro e intenso della Robusta e i toni dolci e lievemente aromatici dell’Arabica. Questo solo per dare un’idea, perchè ovviamente i sentori e le percezioni tattili che un buon caffè può infondere nel nostro palato sono centinaia.
La miscela che attualmente utilizzo nel mio bar è composta da una gamma di caffè dalle caratteristiche ben definite e al tempo stesso diverse tra loro, che nell’insieme producono in tazza quello che definivo prima un gusto equilibrato.
Ma entriamo nei dettagli.
Uso due tipi di Robusta:
- Kappy Royal, un parchment indiano, dal sapore forte e intenso, ideale per un caffè di prima mattina.
- Screen 19, un naturale africano, proveniente dal Congo, molto corposo e piacevolmente amaro.
Le due varietà, combinate tra loro, producono un gusto molto marcato, senza tuttavia cedere troppo all’amaro, grazie alla maggiore delicatezza dell’indiano.
E quattro tipi di Arabica:
- Ethiopia Limu, proveniente dalla regione di Kaffa, ritenuto il luogo d’origine della pianta di caffè, dai toni dolci e aromatici.
- Colombia Supremo, la cui caratteristica sono i chicci molto omogenei tra loro, che lascia in bocca un sapore intenso e poco corposo.
- Santos Serrado Santa Clara, dal Brasile, principale esportatore al mondo di caffè, un’ottima base per qualunque miscela, che lascia vaghi ricordi di cioccolata e liquirizia.
- Guatemala Antigua 5 Estrela, un centr’america naturale, spicca per la sua acidità, senza tuttavia alterare la dolcezza.
Questa è la varietà di caffè crudo che definisce la mia miscela, ovviamente le percentuali che uso di ognuna restano segrete, come un bravo alchimista che crede in quella che fa, si impegna, fatica, sogna e alla fine mostra solo il risultato, celando la componente magica che ha reso tutto questo possibile.
Tuttavia presto la mia modesta esperienza a chiunque voglia condividere la sua passione per il caffè, o chiedere un semplice consiglio, o una proposta di collaborazione. A chiunque, insomma, voglia viaggiare dentro i segreti di una miscela.
Potete contattare Fabrizio a [email protected]
Miscela caffè, tostatura
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