Ma come, appena il tempo di conoscerla e già declina? Abbiamo ripreso un interessante articolo di Jenna Blaszczykiewicz su quello che potrebbe essere il post futuro del mondo del caffè, anche in Italia?
Barista
La terza onda del caffè (di cui abbiamo parlato in questo post, Ndr) ha portato con se nuovi nomi di piccole torrefazioni, Stumptown, Intelligentsia, La Colombe e Blue Bottle. E anche se questi marchi non ci sono famigliari come, tanto per fare un nome, Starbucks, sono questi i luoghi dove gli “ultimate” fanatici del caffè vanno a cercare la tostatura e la tazzina perfetta. Sono i puri caffè third wave, riassunta come l’onda con cui “i chicchi provengono da fattorie invece che da nazioni, la tostatura serve ad tirar fuori i migliori aromi più che a carbonizzare i peggiori e ogni tazzina ha un sapore pulito, duro e puro “.
Queste torrefazioni-boutique (anche per i prezzi) tengono conto sopratutto di tre fattori: origine, artigianalità e ambiente. L’origine, come detto, non è più da cercare in generiche definizioni nazionali, bensì nei rapporti stretti, a volte familiari che la torrefazione, e a volte il singolo coffee shop stringono con i piantatori, rapporti che si fondano, infine, con il portare avanti un progetto comune…
Se l’artigianalità (raccolta a mano, chicco per chicco, è fondamentale in piantagione, altrettanto lo è nei metodi di estrazione, con baristi preparatissimi nel preparare e valutare l’espresso, ma anche i V60, gli Aeropress e tutti gli altri metodi di estrazione creati e ricreati dalla third wave; con veri e propri protocolli di qualità come quello di Stumptown. Ambiente, infine, e ambientalismo, come La Colombe, che vanta certificazioni da una gamma di organizzazioni, come il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, Rainforest Alliance e perfino lo Smithsonian Institute.
Le caffetterie della terza onda non sono certo pensate per un consumo di massa, come si capisce dalle lunghe code per i brewing di Intelligentsia, tuttavia i clienti continuano a tornare ain questi coffee shops, nonostante i disagi (..) e i prezzi più alti (e questo è vero)…
Tanto che perfino Wall Street ha cominciato ad interessarsi al fenomeno, e può essere solo una questione di tempo prima che le famose caffetterie indipendenti entrino a far parte “del Sistema”. Nel 2011, STG Consumer Partners, una delle più grandi società di private equity di prodotti di consumo (Famous Amos Cookies, PopChips, Vitamin Water, ecc) ha acquistato un 90% di Stumptown, vedendo, c’è da immaginare, una proficua opportunità di crescita in questo mercato.
Su questa fase, i pareri hanno cominciato a divergere, e Todd Carmichael, co-fondatore di La Colombe, ha detto che se avesse ricevuto un’offerta simile avrebbe rifiutato dicendo che il denaro non è la motivazione finale per i third wave coffee. Sarà, ma sono in molti a pensare che gli investitori di Wall Street inizieranno a modellare coffeehouses terza onda, per contrastare l’onnipresente Starbucks. Stumptown, in questo senso, sembra allontanarsi dalle fondamenta stesse su cui si è creato, ma afferma anche, per bocca del suo fondatore Duane Sorenson, che gli investimenti aiuteranno solo le caffetterie della terza onda a raggiungere i loro obiettivi reali. Questa battaglia e appena iniziata.
Nel frattempo, prendete una tazza del vostro “crop” preferito, prima che l’onda torni al mare, e con essa la cultura del caffè…
Fonte: http://www.outofordermag.com/2012/11/third-wave-coffee-culture/
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