Dopo il successo del primo capitolo del romanzo “Occhi Color Caffè” (se ve lo siete perso lo trovate QUI) la penna del nostro Fabrizio Rinaldi prosegue tracciando la seconda puntata della storia accompagnata da un’opera di una vera artista del caffè come Martina Lupi.
Ci eravamo lasciati con un raggio di sole. Infuocato e romantico.
Ma questa luce che oggi inonda la stanza dove sta dormendo Jackie One, sepolto sotto una corte di lenzuola, è una fonte di calore arida e impertinente che lo fa svegliare in una pozza di sudore. Si alza di scatto, come in preda ad un incubo, ed in effetti in quei momenti stava davvero sognando. Apre gli occhi con il ricordo di Mauro, il suo editore, diventato, nel mondo di Morfeo, un lupo malvagio che lo stava sbranando. In testa ha ancora i postumi della notte scorsa, trascorsa a fantasticare su un romanzo che ormai non riesce più a scrivere. Gli sta passando in mente l’assurda idea di consegnare un libro pieno di pagine bianche, con la scusa di avvicinare la sua opera a quelle famose opere d’arte moderna che si vedono tanto in giro. In fondo è semplice, basta considerare un romanzo privo di testo come una forma nuova di provocazione. Basta poco, quella mattina stessa sarebbe passato in cartoleria a comprare un blocco di fogli A4. E lo avrebbe consegnato direttamente al suo editore.
Perso tra queste folle e idiote riflessioni, sta nel frattempo preparandosi un caffè con la moka, in cucina. Sono gesti semplici che ripete senza troppe pretese ogni mattina. Apre il frigorifero, prende la classica mattonella di caffè macinato che ha acquistato al supermercato sotto casa, ben sigillata con una molletta presa in prestito dal suo stendi panni. Da notare che sulla confezione di caffè è riportato lo stesso marchio del supermercato, con la semplice aggiunta di una scritta …
250g € 0,90 !
Apre il rubinetto, aspetta qualche secondo e poi riempie la caffettiera d’acqua fredda, inserisce nel filtro il caffè macinato fino a creare una montagnola, stringe la moka, mette sul fuoco e intanto va in bagno. Dopo cinque minuti, quando la moka sta ormai gorgogliano disperata e sputando fuori le ultime ed esauste gocce di caffè, spenge la fiamma e versa il liquido bollente in una tazzina di vetro. Ci mette due bustine di zucchero e butta giù.
Il veleno prima gli scotta la lingua e poi un gusto di terra arsa e carbone gli avvolge tutto il palato.
E’ in quell’istante che si sveglia.
E come rapito da una scarica elettrica, gli scorre addosso il ricordo di una mattina incantata (semplicemente il giorno prima, in realtà ), quando seduto al Coffee&Friends, davanti a Miss Universo, aveva scoperto sensazioni ed emozioni nuove, legate al buon gusto. Capisce che c’è qualcosa di sbagliato in quello che sta facendo. Si accorge d’un tratto che deve imparare a volersi bene e che deve trattare bene il suo corpo. In fondo già i latini scrivevano Mens sana in corpore sano ed era una saggia verità. Versa nel lavandino tutto il caffè rimasto nella tazzina ed anche quello che ancora ribolle nella moka. Da oggi promette di cambiare vita
Si cambia, si lava, si pettina e si guarda allo specchio.
Jackie One esce di casa con un sorriso migliore. Evita con lo sguardo quel tugurio di bar in cui ha bevuto troppi caffè nella sua vita. Sente tuttavia il rumore della musica alta che risuona persino all’esterno del locale. Un tizio sta uscendo con un pacchetto di sigarette in mano, lo guarda, è un cliente abituale. Lo scrittore evita lo sguardo e prosegue a camminare. Procede dritto verso il suo obiettivo. Quasi ad occhi chiusi, come se stesse procedendo contro il sole. Ma lo abbaglia una visione, in quella domenica mattina d’estate.
Trova le serrande chiuse ed un elegante cartello, che il giorno prima non aveva notato, dove era indicato il nome del locale e la perfida scritta “ Chiuso domenica e festivi “. Si guarda intorno smarrito, con un groppo in gola, e una voglia di caffè improvvisa che lo implora dal fondo del suo stomaco. Ma un miracolo accade ed è di una natura sensazionale.
Stava da circa venti minuti vagabondando intorno alle pareti esterne del locale, con la scusa di parlare al telefono con sua madre che, preoccupata per l’insolita telefonata, si domandava cosa fosse accaduto al suo pargoletto. Lo scrittore, intanto, si guardava intorno, nella speranza di incontrare il barista che gli aveva servito quel fantastico caffè, il giorno prima. Lo avrebbe costretto ad aprire il locale, senza indugi, al costo di mettersi ad urlare in mezzo alla strada.
Ma il barista non passa. Però passa lei…
L’angelo con i capelli lunghi e quegli occhi color caffè, in cui sembrano riflettersi tutte le meraviglie del mondo. Ha un tablet in mano e pare sorpresa anche lei, mentre osserva le serrande abbassate del locale. Ma poi vede lui…
“ Ieri ho finito io di pagare il conto per il tuo caffè “
“ Davvero ? “
Lei lo guarda seria. Lui ha un lampo di genio.
“ Allora oggi pago io! Sì, ma no un caffè, quello lo beviamo qui un altro giorno, magari. Che dici, un estratto di frutta ti va bene ? “
La ragazza sorride e con quel gesto approva l’invito elegante.
Dieci minuti dopo, davanti ad un succo di mirtillo, tiepido e allungato, i due giovani conversano, all’interno del bar dove lo scrittore avrà bevuto centinaia di caffè. Non sapeva dove portarla e aveva sperato che quel brutto posto, l’unica caffetteria che conosceva fino al giorno prima, servisse almeno dei buoni estratti. Speranza vana.
“ Senti, domani mattina ci vediamo verso le dieci al Coffee&Friends e mi offri un caffè. Va bene ? “
Lui accetta, felice per la proposta. E poi butta giù in un sorso anche il succo di frutta che lei aveva lasciato. Queste ragazze, come sono esigenti, pensa dentro di sé, mentre paga il conto.
Torna a casa, si siede al pc e prima di mettersi a lavoro, curiosa un po’ sul web, per cercare di capire come bere un caffè decente. Finisce quasi per caso su un sito, dal nome lungo e articolato, in cui si spiega accuratamente come preparare un perfetto caffè con la moka. E’ un articolo scritto da un giornalista che pare appassionato davvero dell’argomento, anzi, in generale è un vero amante di caffè, ed oltre alle spiegazioni pratiche, si perde in una miriade di aggettivi e termini risonanti. Tuttavia il sognatore ha espresso chiaro il suo parere.
Dice che per preparare una moka perfetta, si ha bisogno, prima di tutto, di un caffè di qualità. Meglio ancora se acquistato in grani, e poi macinato al momento, con un piccolo grinder on demand ( di nuovo le parole in inglese, pensa lui ). Consiglia poi di riempire la caffettiera solo con acqua calda, in modo da rendere più rapida l’estrazione e togliere un po’ di quel sentore di amaro che la moka potrebbe rilasciare. Per lo stesso motivo, consiglia di usare una fiamma medio-alta. Si deve poi aspettare che escano le prime gocce e stare attenti, perché appena la moka inizia a gorgogliare, ovvero quando è piena solo per due terzi, bisogna spengere la fiamma e versare il liquido nero in una tazzina.
Sarà inevitabilmente un caffè ristretto. Assurdo.
Addirittura sostiene che il caffè non va conservato in frigo, ma in un luogo fresco e asciutto, dentro un contenitore ermetico, al riparo dalla luce.
Quante regole …
Lo scrittore è confuso, adesso. E’ un nuovo approccio al mondo del caffè, quello che sta vivendo in questi giorni. E’ un modo completamente nuovo di bere e di percepire un gusto. E’ una cultura che quasi lo spaventa. Ma l’immagine di quella ragazza e di quell’invito a sorpresa, nato proprio grazie ad una tazzina di caffè, gli basta per affrontare la sfida. Chiude gli occhi e prova già a fantasticare sul galante incontro.
Ed è in questo dolce sogno che si chiude la puntata.
Se preferite scaricare la storia in PDF qui la trovate dall’inizio….OCCHI COLOR CAFFE’
occhi color caffè