Proseguono le interviste ai professionisti del Caffè del nostro Fabrizio Rinaldi per la rubrica We Love Coffee, oggi abbiamo il piacere di chiacchierare un po’ con Paolo Scimone, tostatore e titolare della torrefazione “His Majesty the Coffee”.
Siamo nel mondo artigianale, una realtà che affascina sempre, in ogni settore, ed evoca subito il ricordo di un mestiere fatto ancora a mano, in una piccola bottega, dove troviamo un artigiano, fermo e intento nel suo lavoro, che ci guarda e sorride, e ci invita a provare il frutto delle sue opere.
Ma questa è più la scena di un libro che la realtà, gli artigiani ci sono ancora, certo, ma i migliori lavorano sfruttando le competenze moderne e insistendo sulla qualità, e chiunque abbia una minima cultura del “ buon gusto “ saprà certamente apprezzato il loro risultato finale. In questo blog noi parliamo di caffè, e se adesso parliamo di artigiani, uniamo i due soggetti e presentiamo ai nostri lettori il mondo della torrefazione artigianale, raccontato attraverso lo sguardo di Paolo Scimone, torrefattore, uomo di cultura, e titolare di His majesty the Coffee, una torrefazione artigianale con sede a Monza, ma che vende in pratica il suo caffè in tutto il mondo.
FABRIZIO: Ciao Paolo, benvenuto tra noi. Parlaci della tua attività e del percorso lavorativo, nel settore del caffè, che hai affrontato fino ad oggi.
PAOLO: Buongiorno a tutti, innanzitutto grazie per avermi tenuto in considerazione. Il mio percorso nel caffè nasce a 11 anni: i miei genitori gestivano un hotel in Valle d’Aosta ed io mi divertivo a preparare i caffè per i clienti…fino a che non avevo più tazzine pulite. Dopodiché chiamavo mia madre per lavarle. Eheh… sembra buffo, ma andò proprio così. Poi saltiamo all’età di 21 anni, quando mi trasferii a Londra per lavorare come barista ed imparare l’inglese, esperienza unica. Successivamente ho rilevato un bar a Monza, tenuta per tre anni, fatto il responsabile in 2 caffetterie presso gli studi di Mediaset ed infine mi sono occupato di controllo qualità per la torrefazione ElMiguel di Luino per 3 anni. In mezzo a tutto ciò ho frequentato corsi IIAC e SCAE per capire cosa stessi facendo (la consapevolezza sembra ovvia, ma non lo è).
F:Ho letto che sei un Q grader. Che significa ?
P: Il Q-Grader è una certificazione molto selettiva che serve ai professionisti del settore, per uniformarsi e parlare la stessa lingua. Non nascondo che è stata una grande soddisfazione passare tutti questi esami.
F: E’ vero che avevi un locale con ben 150 birre artigianali e sapevi la storia di ognuna ?
P: Ebbene sì…il mitico Bar Brianteo (significa: della Brianza, che è la zona in cui sono nato e vivo). È il locale di cui parlavo precedentemente, ho iniziato a puntare su caffè e birre (non solo artigianali, ma sicuramente tutte non facilmente reperibili in giro). La birra è la mia prima passione, in ordine temporale, anche se ormai è rimasto un gradevole passatempo da condividere solo con alcuni amici.
F: Pensi che il mondo della birra e quello del caffè siano in qualche modo legati tra loro ?
P: Uhm…sinceramente mi cogli impreparato: il mondo della birra l’ho frequentato attivamente fino a 5-6 anni fa ed ora come ora non saprei quali evoluzioni interne ha avuto.
F: Il tuo caffè è stato spesso presente durante le competizioni nazionali Scae ( tra l’altro, lo ha utilizzato anche Davide Berti e immagino che gli abbia portato fortuna, per diventare il Campione Italiano Coffee in Good Spirit! E non dimentichiamoci del caffè portato al mondiale dalla nostra campionessa Helena Oliviero nella gara di Ibrik!
P: Tostare caffè per le competizioni è sempre piacevole: è una rara occasione durante la quale si può sperimentare molto, su caffè pregiatissimi e costosissimi. Chi si metterebbe a provare 10-12 profili diversi su un Panama geisha, senza piangere per ogni batch mal riuscito?
F: Sei stato anche uno dei protagonisti di Barista & Farmer. Cosa ricordi di quella esperienza ?
P: Ah “barista and farmer” è stata un’esperienza unica. Ringrazio l’amico Sanapo che mi aveva scelto come unico rappresentante per la mia regione: la Lombardia. I ricordi di quel viaggio spaziano dalla comicità estrema, alla fatica fisica. Passando per il pollo, riso e platano (chi era presente….capirà) ,eheheh….
F: Visto che siamo in tema di ricordi, ti chiedo qual è stata, fino ad ora, la soddisfazione più grande che hai ricevuto in carriera ?
P: La soddisfazione più grande? Potrei dirne molte, però la più grande è sicuramente essere riuscito a rendere orgogliosa la mia famiglia, per il lavoro che faccio.
F: Un ultima domanda, prima di salutarci. In cinque parole, cosa rappresenta per te il caffè?
P:In cinque parole (ne ho gia usate 3….aargh!)… il caffè è il mio non-lavoro! Lo so che ho usato 6 parole, però la grammatica italiana mi ha impedito di utilizzarne meno. Il concetto è che anche quando lavoro, io non lavoro! Questa è la conseguenza del fatto che passione e divertimento coincidono col mio lavoro.
F: Grazie Paolo, è stata davvero una piacevole intervista. Un saluto da tutto lo staff de Ilcaffeespressoitaliano !
P: Grazie a voi tutti!!! (tranne Helena) 😉
we love, we love coffee