Nuova intervista della rubrica “We love Coffee” firmata Fabrizio Rinaldi, oggi in compagnia di un nome che nel mondo del caffè non ha bisogno di presentazioni, Andrea Lattuada.
Era un pomeriggio di Gennaio, stavo passeggiando per i padiglioni della Fiera di Rimini, in occasione del Sigep, e assistevo distratto alle performance di alcuni campionissimi alle prese con i campionati Scae, quando bevvi, lo giuro, uno dei migliori caffè della mia vita: uno specialty coffee del Costa Rica proposto da Little Bean, una micro torrefazione fondata nel 2013 da Andrea Lattuada e Mariano Semino con l’impegno di portare avanti una torrefazione artigianale che coniuga le qualità della tradizione con l’avanguardia dell’innovazione. Ricordiamo che Andrea Lattuada è anche il titolare di 9 bar, eccellente centro di formazione che promuove la cultura e la qualità del caffè, attraverso la formazione professionale del settore e lo sviluppo, la progettazione e il Design di bar e coffee shop concept.
Noi oggi abbiamo la fortuna di averlo qui con noi, per un’intervista realizzata in esclusiva per il blog ilcaffespressoitaliano (devo riconoscere che Andrea si è mostrato subito disponibile, ascoltando la mia voce e le mie richieste, in un mondo che a volte sembra davvero un pò sordo….).
Fabrizio: Ciao Andrea. Parto subito con i complimenti: io ti ammiro e seguo sempre il tuo lavoro e ti rinnovo le parole buone spese per il tuo caffè. Vorrei sapere come è iniziata la tua avventura nel mondo della torrefazione.
Andrea: La mia avventura nel mondo del caffè, in generale, comincia agli inizi degli anni 2000, quando in collaborazione con Brasilia, produttore di macchine per caffè, si decise di aprire uno dei primi training center per baristi in Italia. Da lì in poi la mia attenzione si spostò sempre di più verso la ricerca e lo studio dei caffè specialty da utilizzare durante le competizioni(WBC) direttamente ( mia partecipazione del 2003 a Boston)o per i baristi da me allenati dal 2007 in poi (Mariano Semino, Francesco Sanapo, Elisa Molle, Giacomo Vannelli). L’esperienza maturata nelle competizioni ha contribuito ad accrescere la mia conoscenza riguardo la materia prima caffè. La decisione di iniziare a tostare è arrivata quasi in maniera naturale…una sorta di mutazione spontanea…
F:La qualità paga sempre e tu ne sei una conferma. So che ti occupi anche di formazione. Parlaci della tua Accademy ( magari un giorno la frequenterò anch’io! )
A:Come ho già accennato prima, nasco come barista/trainer e nel 2005 decido di fondare la 9bar, centro di formazione per baristi che segue fin dalla sua nascita i fondamenti e la filosofia SCAE. Dal 2006 sono trainer autorizzato e con Mariano Semino, anche lui trainer autorizzato, abbiamo la licenza di certificare in tutti i moduli del Coffee Diploma SCAE. Riallacciandomi alla prima domanda posso dire di essere stato uno degli apripista della formazione per baristi. Oggi a distanza di 15 anni quasi tutte le torrefazioni in Italia hanno un centro di formazione interno. Quindi se una torrefazione può diventare centro di formazione perché un centro di formazione non può diventare torrefazione?
F:Una domanda tecnica: quale è il confine che divide uno specialty coffee da un caffè comune? E quali sono le caratteristiche che rendono così speciali questi caffè?
A:La risposta è già nel nome stesso : Specialty all’americana o Speciality se detto all’inglese significa speciale o di specialità sono quei caffè unici, tracciabili, processati in maniera particolare privi di difetti o quasi con caratteristiche gustative ben evidenti e chiare e che in una scala di punteggio del Cupping form di SCAA superano gli 80 punti. Insomma sono caffè intorno ai quali si può raccontare una storia vera fatta di valori veri e poco marketing.
F:Tu sei spesso in giro per il mondo, con il tuo lavoro. Quali sono i paesi in cui hai bevuto i migliori caffè e in che gradino delle classifiche posizioneresti la nostra cara Italia?
A:Potrei rispondere in maniera diplomatica come fanno in tanti dicendo che in Italia in media si beve ancora un buon espresso, ma non lo faccio. Sicuramente Australia, Corea del Sud e Giappone sono all’avanguardia, ma attenzione ai paesi emergenti dell’Europa dell’est per non parlare di USA e paesi scandinavi in genere. Nella nostra cara e vecchia Italia qualcosa rispetto a 15 anni fa sta cambiando ma i cosiddetti “Third Wave Coffee shop” sono ancora troppo pochi per fare una vera e propria tendenza.
F:Qual’è stata la migliore soddisfazione che hai ricevuto nella tua carriera e quali, invece, le scelte professionali che tornando indietro non avresti mai fatto?
A:Di soddisfazioni ne ricevo ogni giorno guardando gli occhi grati dei corsisti della nostra accademia, dei clienti che acquistano i nostri caffè o che si affidano a noi per la realizzazione del loro locale. È bello essere consapevoli di dare sempre nuovi stimoli e contribuire a far amare un prodotto troppo scontato per la maggior parte della gente. Tornando indietro forse rifarei tutto e soprattutto resterei indipendente senza farmi fagocitare dalle grandi aziende e senza scendere a patti che snaturerebbero la mia etica professionale e il mio punto di vista sul caffè .
F:Un ultima domanda, prima di salutarci: c’è un luogo, o un ricordo preciso, legato al mondo del caffè, in cui hai lasciato il tuo cuore?
A:Tanti posti, troppi ricordi tante persone da cui ho imparato tanto…altrettanti posti , ricordi e persone da cui imparerò ancora…
F: Grazie, è stato davvero una piacevole intervista.
A:Un saluto da tutto lo staff de ilcaffespressoitaliano! A presto, Andra Lattuada
we love coffee
Quanta vita, quanta storia in una tazza di caffè!