Per la quarta edizione del Trieste Coffee Experts che si terrà nelle giornate del 21 e 22 settembre, la Bazzara è riuscita a riunire il meglio di tutta la filiera del sistema caffè italiano.
Due giornate e due differenti location: Coffee Destiny è il fil rouge che caratterizzerà gli interventi del summit previsto sabato nella sede Bazzara, mentre Coffee 4.0 sarà il tema del convegno organizzato il giorno successivo presso il Savoia Excelsior Palace. Attraverso la novità del convegno, la torrefazione triestina si è posta l’obiettivo di coinvolgere ancora più realtà che hanno come core business la coffee chain e di ottenere una maggiore densità di know how.
Come si evince da alcuni abstracts che troviamo qui sotto, la conoscenza sarà condivisa partendo all’ambiente barista e macchina da caffè attraverso le parole di Cosimo Libardo della Carimali,
per poi slittare al settore del “verde” con Giorgio Grasso di Aziende Riunite Caffè, fino ad arrivare al focus sul packaging affidato a Mauro Martinengo di Opem.
COSIMO LIBARDO (CARIMALI) “È già finita l’era dello specialty coffee?”
[…] In breve tempo, il modo in cui beviamo il caffè è cambiato:siamo passati dal caffè tradizionale, inteso come semplice bevanda aggregante, al caffè specialty, un prodotto da conoscere e degustare. Il panorama del Caffè Specialty sta mutando profondamente, a partire dal lavoro delle piccole torrefazioni artigianali per arrivare alle curiosità del consumatore finale, più colto e preparato.
L’evidente flusso di investimenti verso la qualità non coinvolge solo miscele, macchine o accessori. Il caffè di qualità sarà disponibile in sempre più luoghi, potenzialmente ovunque. I tradizionali luoghi di consumo dovranno porre particolare attenzione all’atmosfera e all’esperienza. Si delineano così nuovi bisogni a cui rispondere e nuove occasioni per innovare. Siamo pronti a questo nuovo cambiamento?
GIORGIO GRASSO (ARC) “L’importanza del Crudista”
[…] Per crudista (o operatore dello sdoganato) si intende quella categoria di importatori di Caffè Verde, che forniscono le Torrefazioni medio Piccole (Italiane e non). Le Aziende Medio Grandi si riforniscono direttamente tramite Traders Internazionali di grosse dimensioni e hanno esigenze… industriali e pertanto la figura del “crudista” per le aziende medio piccole assume una importanza fondamentale. L’atteggiamento nei confronti del prodotto Caffè è (e deve essere) totalmente diverso da quello delle grandi aziende. Non è solo una questione di prezzo, sarebbe troppo facile cadere in questo tranello. Le piccole e medie torrefazioni hanno bisogno di interfacciare con il crudista che conosce a fondo le loro esigenze e caratteristiche, proprio per garantirgli la qualità e la costanza dei Caffè che usa per formare la sua miscela. La miscela per le aziende di questa dimensione è la propria essenza, il proprio DNA.
Possono sembrare sfumature, in fondo il Caffè è sempre Caffè; ma per le realtà che vivono esclusivamente sulla qualità, le sfumature diventano determinanti […]
MAURO MARTINENGO (OPEM)
“Smart Packaging”
[…] IoT (INTERNET of THINGS) e relativi cloud di stoccaggio dati applicati, interconnessi alle tradizionali metodologie di connessione remota agli impianti. La rete digitale che ha apportato tanti benefici alle persone, oggi, si estende anche alle cose. Ciò permette di cambiare anche il modo classico di comunicazione tra gli impianti e la tecnologia dell’interfaccia uomo–macchina (HMI), rendendola sempre più intuitiva, autoadattiva e simile ai programmi che usualmente utilizziamo sia a scopo lavorativo che ludico. La tecnologia dei touch screen, oramai molto matura, si adatta perfettamente e ne semplifica ulteriormente l’applicazione.
Tutto ciò concorre in diversi modi a permetterci di abbracciare i concetti base della Lean Production, principalmente quello di miglioramento qualitativo e quantitativo legato all’”ONE PIECE FLOW” perché oggi, la quasi totalità degli impianti (nel nostro caso per capsule, cialde) è in grado di interrompere i processi produttivi per il singolo pezzo che non rispecchia i parametri di accettabilità, procedere con i pezzi successivi, spesso senza necessità di interruzione della produzione e, nel contempo, utilizzando i parametri del difetto per auto-tarare (auto-correggere) il processo automatico con sistemi evoluti di feedback applicati a più stazioni. Questi stessi parametri sono spesso cross-correlati a parametri di altri sensori non strettamente legati alla produzione ma più squisitamente utilizzati per tenere sotto controllo i parametri vitali dell’impianto. Questo mix di dati ci porta verso una condizione di gestione di Big Data ovvero informazioni predittive estremamente interessanti ai fini della manutenzione e del mantenimento dell’impianto nella curva di massima efficienza e funzionalità.
Attualmente il mercato del packaging sta affrontando materiali sempre nuovi e con caratteristiche molto differenti tra loro. Questo ha imposto all’ingegneria di industrializzazione di dover sfruttare al massimo la flessibilità di tutti i parametri e materiali macchina per poter affrontare eventuali variazioni o cambiamenti di materiale per packaging riducendo la minimo le probabilità di dover fisicamente modificare l’impianto, riducendo od annullando, quindi, anche eventuali tempi di cambio formato che, fino a qualche anno fa, erano voci estremamente afflittive dei dati di efficienza produttiva […]