Il principio per il quale la moka non si deve lavare è soltanto uno dei più grandi falsi miti che riguardano il caffè, che viene tramandato di padre in figlio, e che spesso, esce dalle mura domestiche e si trasferisce per mano di improvvisati “Barristi” alle attrezzature per espresso da bar (in questo post vi avevamo raccontato come pulirle correttamente)
In questo articolo di Gianfranco Carubelli di Asachimici Pulycaff, cerca di sfatare una volta per tutte questa leggenda.
“Se vi invitassi a cena, in un bel ristorante, con un servizio effettuato utilizzando piatti sporchi, magari da giorni? Con cibi cucinati in pentole mai pulite?
La smorfia di disgusto che senza dubbio leggerei sul vostro viso, si deve evidenziare anche davanti a una moka “annerita”, che tutto potrà trasmettere tranne la bontà del caffè che, al contrario, sarà sovrastata da sentori di rancido, di bruciato, alla faccia degli aromi che tanti torrefattori si sforzano di portare in tazza!
Mi ripeto, lo so, ma lo sottolineo di nuovo: la moka è la “padella” del caffè, e come tale deve essere lavata!
Altrimenti dalla caffettiera (come pure dalla macchina espresso) uscirà solo una ciofeca.
Alfonso Bialetti mise a punto il suo brevetto con il materiale che allora era il più lavorabile; oggi l’industria usa per lo stesso scopo altri tipi di materiale come l’acciaio inox oppure trattando le fusioni con processi di nichelatura il tutto per rendere le superfici a diretto contatto con gli alimenti meno porose e quindi più igieniche.
Gli oli e i grassi che si depositano sulle pereti delle attrezzature per caffetteria con il passare del tempo si ossidano dando origine a una trasformazione organolettica che tutti riconosciamo con il nome di irrancidimento.
Preciso che, in termini tecnici, l’irrancidimento ossidativo consiste in una serie di reazioni a catena, scatenate dal distacco di un atomo di idrogeno dalla catena di un acido grasso, e la conseguente formazione di un radicale libero.
Questa reazione di auto ossidazione è tanto più prolungata quanto più ossigeno è disponibile. L’irrancidimento ossidativo produce una varietà di composti, detti prodotti secondari: idrocarburi, esteri, aldeidi, chetoni, alcoli, acidi, polimeri, ecc., che sono responsabili dell’odore di rancido degli alimenti grassi ossidati.
E allora, iniziamo a dire che la moka si lava! Ecco come.
Dopo 3-4 giorni di utilizzo (il tempo necessario affinché l’olfatto umano riesca a percepire l’odore di rancido), è bene lavarla con un prodotto sgrassante preferibilmente non profumato e a pH neutro (e smettiamola di consigliare prodotti acidi come limone o aceto, che corrodono le superfici).
Quindi va “avvinata”, utilizzando un termine enologico, effettuando un’estrazione con un decimo del caffè usato normalmente (da buttare). Solo a questo punto saremo in grado di gustare per altri 3-4 giorni (forse anche meno) una buona bevanda di caffè (va ricordato che il caffè è un chicco e in base a come verrà cucinato ci darà dei prodotti molto diversi tra loro).
Più chiaro di cosi!!
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