Francesco Masciullo, campione italiano di caffè 2017 (è stato eletto lo scorso gennaio al SIGEP – Salone Internazionale Gelateria Pasticceria, Panificazione Artigianale e Caffè), ha portato l’Italia all’undicesimo posto, su cinquantotto paesi in gara, al WBC – World Barista Championship, il campionato mondiale di caffè conclusosi domenica 12 novembre a Seul, in Corea del Sud.
Masciullo, ventiseienne, salentino di nascita, ma fiorentino d’adozione, era alla sua prima esperienza al mondiale; aveva superato le eliminatorie giungendo sabato alle semifinali. Al centro della sua gara, il tema del riscaldamento globale, e la proposta di caffè dalle eccezionali caratteristiche gustative, che devono questa altissima qualità all’adattamento a altre condizioni climatiche e alla ricerca dell’uomo.
Nella classifica finale, al primo posto Dale Harris dal Regno Unito, seguito da Miki Suzuki dal Giappone, Kapo Chiu da Hong Kong, Ben Put dal Canada, Hugh Kelly dall’Australia e Kyle Ramage dagli Stati Uniti.
In squadra con Masciullo, il coach Francesco Sanapo (che nel 2013 si è classificato sesto al WBC a Melbourne, la più alta posizione mai raggiunta dall’Italia), Hidenori Izaki, campione giapponese e del mondo nel 2014, e Nikos Kanakaris, finalista ai campionati greci. La sua gara è sostenuta da Caffè Corsini, Ditta Artigianale, Mumac Academy, Urnex, Pentair e SIGEP – Salone Internazionale Gelateria Pasticceria, Panificazione Artigianale e Caffè.
Dice un emozionato Francesco Masciullo, appena rientrato da Seul: “La prima volta al mondiale è stata un’esperienza fantastica. Sfidare grandi professionisti è complesso, ma il mio risultato mi dice che l’Italia può arrivare a grandi livelli se con impegno. Ma bisogna investire in ricerca… I feedback che ho ricevuto da parte dei giudici sono stati tutti positivi, ed è per questo che non mi fermerò, e gareggerò nuovamente al prossimo campionato italiano!”
Aggiunge il coach Francesco Sanapo: “Masciullo ha dimostrato il suo talento al mondiale, classificandosi già alla prima uscita tra i top al mondo a soli 26 anni. Ha gestito benissimo lo stress della gara ed è riuscito a condividere realmente con i giudici quello che per lui era fondamentale. Credo sia un talento dell’Italia e un bene da curare e da coltivare per mantenere alto il nome del caffè italiano, anche perché ad oggi l’Italia parte un passo indietro in questa tipologia di gara.
Dobbiamo renderci conto che per arrivare in alto in queste gare c’è bisogno di più investimenti da parte di tutti: non sono più le competizioni di dieci anni fa, dietro le squadre ci sono veri e propri team di ricerca e sviluppo, e la gara è solo la presentazione di questo percorso. Sebbene noi ci abbiamo investito un anno di lavoro, non è stato sufficiente, anche se abbiamo toccato livelli alti. Non so chi altro nel nostro paese possa permettersi di arrivare così, perché da noi la gara non è ancora vista come qualcosa in cui ci si può investire, ma come la competizione di un ragazzo che va a fare i caffè, mentre all’Estero è vista come presentazione del progetto di ricerca. È una visione molto differente, ed è per questo che sono stupito e felice del nostro risultato, avendo ben presente il valore delle gare degli altri competitor”.
Chiude Cristina Caroli, coordinatrice nazionale Sca Italia: “Francesco ci ha resi orgogliosi della sua prestazione perché durante la sua routine lo abbiamo visto risolvere alcuni problemi che si sono creati con una tale prontezza e capacità di improvvisazione che solo un barista con il controllo assoluto può esprimere. La sua routine è arrivata ai giudici con il potenziale intatto, e se questo non è bastato per portarlo fino in finale, nulla toglie alla limpidezza della sua prestazione e alla sua rappresentatività”.