Alla scoperta dell’affascinante cerimonia del caffè, il nostro Fabrizio Rinaldi ci porta oggi in un paese davvero magico, la patria della Coffea Arabica che vi nasce spontanea, l’Etiopia.
C’è un posto nel mondo in cui ogni coffee lover, come me, rischierebbe di lasciare il suo cuore, se per un attimo si avvicinasse alle tradizioni ed alla cultura di quella terra. Gli basterebbe un giorno, qualche ora, e sedersi su una sedia, intorno ad un gruppo di persone, e sorseggiare una, due ed infine una terza tazza di una magica pozione. Gli basterebbe andare in Etiopia ed assistere alla cerimonia del caffè. Ma facciamo un passo indietro….
La Repubblica Federale Democratica d’Etiopia è una nazione dell’Africa orientale, si estende per più di un milione di kmq, con una popolazione di circa 94,1 milioni di abitanti. La sua capitale è Addis Abeba, si parla Americo e Trigino, anche se per le comunicazioni ufficiali si usa spesso l’inglese. La valuta è il Birr.
In Etiopia si producono circa 4, 5 milioni di sacchi l’anno. Questa è la culla del mondo, dove si pensa abbia origine la specie umana, una terra piena di leggende ed affascinanti attrazioni, unico luogo sul pianeta in cui la pianta di Coffee Arabica si riproduce da sola, senza bisogno d’inseminazione. Qui, secondo la leggenda del pastore Kaldi, furono scoperte per caso le prime piantine, nelle regioni abissine di Kaffe.
Sin dai tempi antichi, si svolge una tradizione senza tempo che nell’animo di un coffee lover, come accennato ad inizio articolo, rischia di piantarsi dentro come un chiodo. E’ il rito del caffè, una vera e propria arte, un motivo di svago ed un’occasione per rafforzare le amicizie. Lontano dalle abitudini di noi europei, il tempo dedicato a preparare e sorseggiare un caffè è quasi mezza giornata! L’evento è organizzato di solito dalle donne anziane ed è rivolto a familiari e vicini. La tradizione vuole che si tagli dell’erba fresca e la si stende a terra, poi si accenda un fornelletto a carbone e vi si tostino i chicchi ancora verdi e appena lavati. Al profumo del caffè tostato, si aggiunge quello dell’incenso che invade la semplice stanza dove avviene il cerimoniale, trasportando gli ospiti verso un mondo pieno di aromi.
Il caffè macinato viene messo poi nella jebena, un vaso speciale in ceramica adatto per la bollitura. Questo contenitore ha una base sferica, un collo e beccuccio e un manico in cui il collo si collega alla base. Quando il caffè bolle attraverso il collo di versa dentro ad un altro contenitore per raffreddarlo, poi viene messo nella caffettiera. Per versare il caffè, si usa un filtro di crine o altro materiale per evitare che vengono versati nella tazza anche i fondi caffè.
La padrona di casa versa infine il caffè a tutti gli ospiti in piccole tazzine senza manico senza smettere fino a quando ogni tazza è piena. Questo caffè sarà forte e scuro, fruttato e con un ricordo di affumicato, spesso viene anche aromatizzato con alcune erbe. Ritrovarsi in un bunna-bet ( bunna significa caffè, mentre bet significa casa) con gli amici è un esperienza indimenticabile.
Il caffè viene servito tre volte: il primo giro si chiama Awel in tigrino, il secondo in Kole’i e il terzo bereke ( benedetto).
Dimenticarsi di tutto in Etiopia è cosa semplice e adesso anche voi capite come si fa a lasciarci il cuore.
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Caffé etiopici