Il terzo giorno di Barista & Farmer è segnato dal primo incontro tra i dieci baristi internazionali e gli sterminati filari della piantagione di O’Coffee. I ragazzi si sono svegliati alle cinque del mattino, col canto del gallo, e si sono messi alla prova per due ore , replicando il lavoro di un picker brasiliano. “La cosa più bella – afferma orgogliosamente Francesco Sanapo, creatore del talent show dedicato alla cultura del caffè di qualità – è che al termine del tempo hanno chiesto di poter avere un’ora in più per la raccolta.
E’ questo lo spirito del progetto.” I ragazzi dovevano raccogliere solo le ciliegie mature e, come da tradizione del programma, l’attività pratica del mattino ha trovato spazio in quella teorica del pomeriggio all’accademia di Barista & Farmer dove i concorrenti hanno seguito un corso edicato proprio ai difetti del caffè.
Nonostante le produzioni in Brasile siano fondamentalmente industrializzate, nella fattoria di O’Coffee grande attenzione viene posta sulle persone, sui lavoratori e sulla comunità dell’intera area. “Siamo nello stato di San Paolo, molti ragazzi che crescono qui, in piccoli villaggi, dopo essersi diplomati preferiscono costruirsi un futuro altrove, nelle grandi città – dichiara Edgard Bressani, CEO di O’Coffee Brazilian Estates – cerchiamo di trattenerli qui con noi, con diversi programma sociali: uno, ad esempio, è un concorso di scrittura, dove dovranno scrivere di caffè. I sei finalisti saranno invitati qui per visitare la fattoria: vogliamo aprire loro le nostro porte, sia che siano agenti commerciali, sia che siano chimici o agronomi, possono lavorare qui con noi. In questo modo evitiamo le fuge di talenti. Dopotutto noi siamo un competitor relativamente piccolo se confrontato con altri del Brasile: per ottenere grosse produzioni diventano necessarie anche infrastrutture importanti, mentre noi siamo alla ricerca dell’eccellenza che, al contrario, richiede abilità.
“Ho creato un progetto che adesso è rispettato e che viene considerato tra i primi cinque del paese – dice ancora Bressani – ma ci sono riuscito scegliendo le giuste persone: persone con un buon cuore, che vogliono lavorare assieme e sposare la mia filosofia. Le persone che mi spaventano sono quelle cattive, le mele marce. Quando sono arrivato qui, ho dovuito cambiarne parecchie. Ho sempre voluto circondarmi di persone che avessero la mia stessa attitudine verso il prossimo. E’ vero che io sono in una posizione gestionale, ma è solo questo. Loro sono quelli che producono quello che poi io andrò a vendere e per questo meritano grande rispetto. Abbiamo tanti progetti anche per i nostri lavoratori, abbiamo un talent show alla fine dell’anno ed inoltre vengono premiati per esser stati con noi per 3, 5, 10, 15 anni: più stai con noi e più vieni ricompensato. Alla fine dell’anno facciamo una festa con le famiglie, dove partecipano anche 400 persone. Lavoro duro per tenere tutti con me, per migliorare le loro vite, perchè aiutano la compagnia a crescere e quindi cerchiamo di pagarli meglio degli altri produttori della zona. Stiamo crescendo moltissimo e dovremo continuare a farlo perchè la domanda per il nostro prodotto è sempre maggiore, ma cercheremo di farlo passo dopo passo, cercando sempre di fare la differenza. Perchè se finiamo solo per essere l’ennesimo progetto di caffè, che lo facciamo a fare?”
“Credo di esser stato fortunato nella mia carriera, ero un diplomatico e quando poi ho scelto di abbandonare la carriera politica sono stato invitato per gestire un programma di caffè dal ministero brasiliano dell’agricoltura, quello per la promozione internazionale dello specialty coffee. Ho cominciato a girare per il mondo, partecipare alle gare Wbc, sono diventato giudice, il primo del mio paese. Il fatto che io ami le persone mi ha permesso di creare connessioni ovunque. Ed è questo l’aspetto più importante. Sono stato molto fortunato nella mia vita, ho smesso i panni del diplomatico, per diventare ambasciatore del caffè.”
Barista & Farmer, brasile