L’espresso, come in tutti i nostri assaggi, è stato valutando usando le schede di assaggio SCAE che illustriamo in questi post. Come in ogni altra occasione, prima di parlare del caffè, per correttezza, parliamo di come è stato fatto, cioè, in questa occasione, in maniera non certo corretta. L’operatore non ha effettuato un purge, non ha pulito il portafiltro e ha effettuato la pressatura usando il tamper del macinino, con cui, crediamo, è praticamente impossibile pressare il caffè con la giusta forza e soprattutto in maniera uniforme.
Veniamo adesso alla tazzina (bicchierino in plastica, ma in fiera è più che comprensibile) che vedete nella foto. Il colore è un nocciola chiaro con vaghe sfumature rossicce, la crema poco consistente ed elastica, elementi che non possono essere giudicati positivamente ma che potremmo ragionevolmente attribuire ad un 100% arabica magari un pochino sottoestratto (non sarebbe strano, visto come l’espresso è stato preparato). L’aroma ci regala però sensazioni meno giustificabili, e, a suo modo, bizzarre. Innanzitutto è ben poco intenso, riporta vaghe note di caramello, ma mischiato a quello che potremmo interpretare come cenere, e anche olio non rancido (come accade in molti caffè magari scorrettamente conservati) ma quasi bruciato, usato. Ancora, per trovare giustificazioni, possiamo pensare ad attrezzature, macchina e macina caffè, bisognose di una decente manutenzione.
Il gusto era, anch’esso, spiazzante. L’acidità era onesta, la dolcezza presente e l’amaro nei giusti parametri, nonostante questo però il caffè non riusciva a sembrare bilanciato, era bensi, aspro, frastagliato (se mi si passa il termine) sensazione questa, accentuata da una certa astringenza.
Il voto finale, per quello che riguarda questo assaggio, non può superare il 4,5, speriamo di poterlo assaggiare di nuovo preparato in maniera corretta, probabilmente la miscela non diverrà comunque un capolavoro, ma qualcosina di meglio…
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