Macchine d’avanguardia, miscele di caffè supertrendy e baristi con un approccio alla caffetteria che rasenta il fanatismo; come Londra, da capitale del caffè ciofeca, è diventata la nuova Mecca del espresso-esperienza.
Il mondo cambia rapidamente, mai così veloce come adesso. Questo è vero per la tecnologia, per la comunicazione, ed è vero, sebbene a noi italiani sembri strano, anche per il caffè. Cambiano i tipi di caffe, e dalle classiche miscele da prezzo si comincia a parlare di chicchi sempre più pregiati e capaci di raccontare una storia, un mondo. Cambiano i tipi di preparazione e cambiano i luoghi. Cambiano, tanto che quella che solo dieci anni fa era la terra barbara del caffè istantaneo (il Nescafè, per intenderci) è divenuta, in poche stagioni, una delle capitali mondiali dell’espresso d’avanguardia: Londra.
Secondo alcune riviste inglesi del settore questa rivoluzione non è molto inglese, bensì australiana e soprattutto neozelandese, nazioni che da decenni hanno un approccio al caffè molto all’italiana. La rivista “Caffeine” in particolare, da merito della rivoluzione londinese del caffè al film “Il signore degli anelli” per la realizzazione del quale una numerosissima troupe britannica soggiornò in Nuova Zelanda per diversi mesi, riportando quindi a Londra una nuova qualità e un nuovo approccio culturale al caffè.
Approccio culturale, perché nei coffee shop inseriti nella nuova ma già prestigiosa “London coffee guide” non si va, molto spesso, a bere un espresso, ma a fare una esperienza gustativa, un po’ come quando si va a cena in un ristorante da stella Michelin. Qui trovate una mappa della “London Coffee Scene”!
In tutto questo movimento giovane e frenetico c’è molta tendenza, molta moda. Le macchine usate in questi coffee shops sono quasi sempre lo stesso modello della stessa azienda italiana (facciamo i nomi: la “Strada” prodotta da “La Marzocco” di cui abbiamo detto in questo post). La latte art è assolutamente d’obbligo e alcuni giornali del settore hanno una rubrica dedicata alle nuove figure più “cool” che più o meno titola “il tuo barista fa sempre la stessa vecchia latte art? cambiate rotta!” e infine le miscele, profumatissime, con distintissime fragranze accuratemente spiegate ma tutte incredibilmente acide, come se questa acidità, a volte quasi limonosa e aggressiva, fosse diventata, come il tannino nei vini rossi, il vero elemento distintivo della qualità. I prezzi, naturalmente, si adeguano, è la media per un espresso è di due pounds e mezzo (circa 3€) ma, appunto, non parliamo di un caffè, bensì di una esperienza.
La preparazione e la competenza dei baristi poi, è da veri, meravigliosi, fanatici, e viene il dubbio che se nel bar non entrasse nessun cliente loro sarebbero comunque alla macchina a provare, testare, creare, studiare, più che felici di non essere disturbati nel loro Nirvana del caffè.
Questa passione sfrenata si esprime in modi bizzarri, e se guardate il terribile (come qualità almeno) video che correda questo post vedrete come un portafiltro della macchina da caffè può diventare un contrappeso per la porta d’ingresso.
Abbiamo detto che cambiano anche i tipi di preparazione, e una di queste, in particolare, è diventata il simbolo di questa rivoluzione anglo-neozelandese: il flat white, una specie di incrocio fra il latte macchiato e il cappuccino, o, ancora meglio, un cappuccino molto lungo, che ricorda l’ottocentesco caffè melange servito nei caffè viennesi. Tutto cambia velocemente, per ritrovare il passato.
Qui trovate il video del viaggio organizzato da Scae Italia alla scoperta dei caffè di Londra!
Posso darvi la mia esperienza Londinese, città che amo molto e che nello scorso anno mi ha isto più volte a caccia di coffee shops (anche seguendo la guida LCS).
E’ verissimo che negli ultimi 5 anni le caffetterie (con macchina Espresso) si sono decuplicate e la qualità è a livelli davvero altissimi (soprattutto nei coffeeshop blasonati).
Sono dei veri fanatici e seguaci della filosofia Espresso, molti coffee shops addirittura hanno delle binace di precisione (15×15) in cui riescono a mettere il portafiltro (caffè macinato incluso) ogni volta prima di pressarlo ed inserirlo nella macchina, questo gli permette un controllo totale di ogni singolo shot.
Non manca ovviamente nulla perchè Pulizia, precisione, perfezione sono sempre ad altissimi standard.
L’ Espresso lo paghi anche 2$ e probabilmente anche questo incide su qualità delle materie prime, del servizio, delle proposte.
La cosa stupenda di tutto questo è la pazienza con con cui, in una zona come la “city” (cerntro commerciale e finanziario mondiale) chiunque resti in fila ORDINATA e silenzioso, senza protestare dentro a questi templi del caffè, con code che arrivano nelle ore di punta fin fuori dalla porta.
Il barista crea e da il meglio di se per ogni epsresso, cappuccino, flatwhite o altra preparazione (e non si fanno varianti) il cappuccino si fa secondo regola, l’espresso, idem e via discorrrendo (scordarsi dunque le “ordinazioni all’Italiana”.
In questi posti è il barista che da la sua impronta al locale, proponendo e dando il proprio know-how, non viceversa il cliente.
Quello che colpisce un addetto ai lavori è l’assoluta padronanza della tecnica (e delle tecnologie), le skills che ogni barista ha (non a caso prima dell’assunzione quasi tutti questi posti fanno 15 giorni di Training, in azienda o presso scuole blasonate).
La latte art non è optional ma un “Must have”, se non ce l’hai non lavori.
Poi per ultimo il gusto, sono daccordissimo che le miscele che trovi a Londra (square miles e Has beans sono i più quotati) sono prevalentemente con una spiccata acidità (usano centro americani d’altura come Colombia, guatemala, perù e Messico) ma credo che rispecchi un po il gusto inglese. Cmq di altissima qualità, usano tutti caffè premium, o Cup of excellence, ecc..
L’ultima cosa che stupisce è la trasparenza: Composizione della miscela ( e non parlo di Arabica e Robusta, anche perchè la Robusta non è usata) percentuali e provenienze dei caffè usati sono sull’ etichetta come per i migliori vini italiani e addirittura arriviamo molto spesso a conoscere anche la “finca” le lo ha coltivato, la cosa più bella però è la data.. si ma non la data di scadenza, bensì la data di Torstatura, in questo modo la chiarezza di sapere se il caffè che acquisti ha 1 settimana, 1 mese o 1 anno da quando è stato tostato, si perchè loro sanno benissimo che è di importanza fondamentale, noi in Italia non sappiamo spesso nemmeno che Marca usiamo.. 😉
ben detto!
E secondo te bastano 15 giorni di corso di formazione per imparare a fare il caffè? Il barman sotto casa mia sono 50 anni che fa caffè dalla mattina alla sera e ti assicuro che come il suo nemmeno il Mexico a Piazza Garibaldi.
Ah ovviamente sono viziatissimo con il caffè, consumandolo solo al bar, solo con la mia miscela preferita e solo ed esclusivamente nel territorio napoletano incluso nel centro storico, al Vomero e, appunto a piazza Garibaldi. Fuori dalla provincia di Napoli il caffè fa schifo e non vale assolutamente la pena prenderlo, meglio farsi farsi fare una spremuta.
Un sacco di errori ma ho scritto di getto.. 😀
Hello Gabriele,
Apologies for not being able to write in Italian.
A very interesting article, especially as it is written by you, who knows a huge amount about coffee and the work of the barista.
I’m glad you found your visit to London’s coffee shops interesting. As you say – It is an Australian/New Zealand led action which we “Brits” are now embracing. There are now more “Third Wave” style coffee shops opening by British owners – very good ones, following the New Zealand/Australia lead.
I find it all extremely interesting and try to discover as much as I possibly to put into practise. It’s only recently that I’ve been able to introduce the “Flat White” to the coffee drinkers of Portland. There’s always a little resistance against anything new but I am finding that they are becoming very popular now.
I fully understand your findings with the acidic taste of some of the new coffees being served. I think they can be a bit of an “acquired taste” (similar to becoming used to Campari for example). I think I have become used to that now though and regularly order coffee from “Square Mile” and “Has Bean” for example, which I use at home in my little set up. I still like the Mokaflor Linea d’oro 80/20 though and often order that from “Aromatico” in Germany. I sometimes need that little jolt of Robusta…..
Pingback: APRIRE UN BAR ALL’ESTERO: LONDRA | Aprire Un Bar
Pingback: CERCARE LAVORO COME BARISTA ALL’ESTERO
Pingback: IL BABYCCINO PARTE SECONDA
Pingback: SE AD ESSERE PREMIATO E’ IL CLIENTE INFEDELE, LE COFFEE DISLOYALTY CARD | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: UNA GARA DI LATTE ART PER FESTEGGIARE IL NATALE, A RIMINI IL 10 DICEMBRE | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: LA LONDON COFFEE GUIDE | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: LA MACCHINA UFFICIALE DEI CAMPIONATI MONDIALI DI CAFFETTERIA: LA NUOVA SIMONELLI AURELIA T3 COMPETIZIONE | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: UNA MAPPA DELLA METROPOLITANA DI LONDRA…PER COFFEE LOVERS! | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: LE LATTIERE DI STARBUCKS | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: I MIGLIORI E I PEGGIORI CAFFÈ E CAPPUCCINI NELLE CATENE DI LONDRA | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: IL COFFEE MONOPOLY | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: IL NUOVO BANCONE BAR DI IKEA | Aprire Un Bar
£2.30 per un espresso?!? Ammmappete! Da noi £1.50 e saliamo a £2.20 per il cappuccino. Certo, non siamo a Covent Garden, ma a sud del Tamigi e in una zona meno trendy. Consiglio vivamente, a chi ama il caffe’, di frequentare i bar indipendenti dove vengono offerti caffe’ artigianali: il nostro proviene da ‘one man roastery’, ossia una torrefazione con un solo dipendente, ossia il proprietario. Cosi trovate un’ottimo prodotto poiche’ la passione investita fa si che ci sia ricerca per la qualita’.
Vivo a Londra da 6 anni. Lavoro prevalentemente in centro, da oltre 2 anni vicino Trafalgar Square. Da qui a Covent Garden e dintorni, si trovano almeno una dozzina, forse di più, di questi nuovi coffee shops indipendenti.
Io sono Napoletano doc. Sono abituato all’ottimo caffè nostro, che è una delle poche cose che è ancora qualitativamente eccellente nella mia bistrattata e affannata città Natale.
6 anni dicevo. Ancora non ho trovato uno che fa un caffè all’altezza. I più rinomati coffee shop indipendenti qui finiscono sempre per beccarsi un bel “che ciofeca”. Vogliamo nominare Monmouth? Lodato da tutti, non ci entrerò mai più. Terribile.
New Row?
Notes?
I primi che mi vengono in mente che son vicino a dove lavoro.
Sono terribili. Chiunque entra lì e dice che fanno buon caffè, non ha mai assaggiato caffè. E infetti, guardando ciò che la maggioranza beve, è proprio così. La maggior parte vanno avanti a cappuccini, flat-white, mocha, etc. Il sapore del caffè è così diluito che hai bisogno di un palato raffinato per capire che il caffè che usano è acido.
Ma prendi un espresso e boom: devi esercitare autocontrollo per non sputarlo lì lì.
Per non parlare di come molti sbaglino la temperatura di espressi, cappuccini, etc. Perché ovviamente loro se lo devono portare a spasso il caffè, anche nel freddo dell’inverno, e deve tenersi caldo. E quindi pure l’espresso, spesso, è fatto con acqua bollente?
Risultato? Caffè bruciato, quindi ancora peggio di acido.
Insomma, c’è tanto movimento, tanta esplosione, tanto “atteggiarsi”. Ma ‘o ccafè nun ‘o sapeno fà. Punto. 🙂
Salutiamo.
Pingback: CAFFETTERIA ESTERA: DIFFERENZE FRA CAPPUCCINO, LATTE E FLAT WHITE | Aprire Un Bar
Pingback: APRIRE UNA CAFFETTERIA AMERICANA/INGLESE IN ITALIA: IL FILTER COFFEE LAB | Aprire Un Bar
Pingback: TROVARE LAVORO E LAVORARE IN NUOVA ZELANDA COME BARISTA | Aprire Un Bar
Pingback: AL VIA IL PRIMO ” CITY COFFEE TRIP”, DESTINAZIONE LONDRA | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: ANDARE IN VACANZA A VENEZIA PER APRIRE IL NOSTRO BAR | Aprire Un Bar
Pingback: LONDON CITY COFFEE TRIP, CON SCAE ITALIA ALLA SCOPERTA DELLE CAPITALI DEL CAFFE’ | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: L’EVENTO TASTE, LA MARZOCCO E LE MAGLIETTE AL PROFUMO DI CAFFÈ
Pingback: COME VIENE PRODOTTA UNA MACCHINA DA ESPRESSO LA MARZOCCO GB5, UN VIDEO