Baristi d’Italia, l’Italia s’è desta. Francesco Sanapo, salentino di Specchia, è il primo italiano della storia ad approdare alla finale del world barista championship, il campionato del mondo baristi, classificandosi alla fine sesto.
L’Italia che potrebbe percepire e gioire questo storico successo e insieme enorme e piccolissima. Enorme, perché sono tantissimi, forse sull’ordine del milione, gli italiani che possono scrivere “barista” sulla riga “professione”, piccolissima, perché a sapere di questo trionfo, in queste prime ore, sarà probabilmente solo il ristretto gruppo di persone che concepisce il bancone non solo come un modo di sbarcare il lunario, ma come un mondo di passione e, diciamolo, competenza.
Per questo ristretto gruppo, che sarebbe ingiusto definire una élite per il senso di collaborazione e condivisione che dimostra, oggi l’Italia ritrova il suo ruolo, non solo storico ma anche culturale, che merita nel mondo del caffè e dell’ospitalità.
Lo fa purtroppo solo a questo livello, mentre continua a scontare un drammatico ritardo, appesantito da una tronfia convinzione di superiorità, a livello di base, dove sono altre, molte altre, le nazioni a dettare regole, canoni, mode e gusti, forti di un approccio basato sulla preparazione e sulla ricerca, mentre in Italia rimane “la macchina sporca fa il caffè buono” a dettar legge.
Eppure, nonostante questo, Francesco Sanapo non è la mitica rondine isolata che non fa primavera; è invece la punta di un movimento che cresce ogni giorno e che già, alle sue spalle, propone protagonisti di livello assoluto (è da ricordare che Sanapo ha vinto il campionato italiano, e quindi il diritto a rappresentare l’Italia, solo pur una manciata di punti, un’inezia, su Eddy Righi) un movimento che sembra in grado, guardando da quaggiù, da in fondo alla montagna, di riuscire a risalirla, a riportare l’Italia su vertici di qualità e competenza che valgono, val la pena di ricordarlo, punti di PIL. C’è da lavorare, infatti, per riportare i marchi italiani ad essere di nuovo percepiti come di altissima qualità, quando adesso si trovano in molti casi ad essere soppiantati dalle micro roasters locali che hanno creato all’estero il fenomeno del caffè gourmet, un fenomeno che le nostre aziende non sembrano in grado di seguire.
Si, visto da quaggiù il successo di Francesco appare davvero come una alba, una di quelle da costruire, non solo da guardare.
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