Simone Guidi, Barista Italiano, (con la B maiuscola) ci racconta la sua esperienza di tre mesi passati nella Grande Mela in questa intervista analizzando i lati positivi (tanti) e quelli negativi (pochi) delle caffetterie USA.
Simone Celli: Ciao Simone, raccontaci un po’ la vita a New York per un barista Italiano
Simone Guidi: Ciao a tutti, prima di tutto vorrei fare una premessa, ho avuto la fortuna grazie a Francesco Sanapo, Andrej Godina, Gabriele Cortopassi e tutti gli altri amici che ho nel mondo della caffetteria di poter avere una preparazione che mi ha permesso di godermi in pieno questa esperienza, in quanto negli Stati Uniti il lavoro di Barista è un lavoro di alta professionalità a differenza, purtroppo, del nostro paese dove spesso è stato visto come un lavoro di riepiego per chi non sa cosa fare e regna l’improvvisazione. Chiunque lavori dietro ad un banco, ci lavora dopo tanto studio e si presenta sempre con il sorriso e ogni giorno cerca di migliorare le proprie capacità mettendosi alla prova in competizioni anche all’interno della caffetteria, ed è sempre motivato a crescere.
SC: Quindi altissima professionalità dietro al bancone, ma non siamo noi Italiani gli unici a saper fare “il caffè”? Ci dai una mano a sfatare questo mito?
SG: Purtroppo si, molto spesso si sente dire che il caffè fuori dall’Italia non sia buono, e vi posso assicurare che all’estero, e nella mia esperienza a New York, ho bevuto caffè buonissimi. Certo esistono tutti i tipi di offerta, quindi anche di bassa qualità, ma anche tantissime caffetterie di altissimo livello (molte più che in Italia), solo a Manhattan ce ne sono più di 30, dove il Barista conosce perfettamente i caffè che serve e sa raccontare qualcosa su di essi, i cappuccini sono preparati perfettamente e quasi sempre con un disegno di Latte Art.
SC: Oltre all’espresso quale altro metodo di estrazione va per la maggiore in queste caffetterie?
SG: Il Regular Coffe che non è altro che un caffè filtro estratto per gravità spesso con aggiunta di latte.
SC: Quali tipologie di latte vengono utilizzate?
SG: A dire il vero vengono utilizzati tutti i tipi di latte disponibili, dal latte intero, al parzialmente scremato, al latte di Soya ed è normale per la clientela richiedere un tipo di latte particolare e la mancanza per esempio del latte di Soya in una caffetteria è una cosa veramente molto rara.
SC: Ci sono differenze nei parametri di estrazione dell’espresso tra l’Italia e gli Usa?
SG: Solitamente negli Usa si lavora solamente con estrazioni doppie, spesso con dosi più alte dei nostri 14 gr (fino a più di 20) e i porta filtri naked estraendo espressi molto forti, anche io all’inizio non riuscivo bene ad apprezzare queste estrazioni anche se con l’abitudine sono riuscito ad assaggiare espressi veramente ottimi.
SC:Puoi consigliare ai nostri lettori appassionati di caffè che visiteranno New York qualche caffetteria da visitare?
SG: Per orientarmi nel mondo delle caffetterie io mi sono comprato la “New York Coffee Guide” (ebbene sì esiste anche una guida!!!) ma mi sento di consigliarvi due locali veramente da non perdere. Il primo è “Stumptown @acehotel” un locale incredibile in quanto i baristi sono vestiti in maniera da dettare la moda, grambiuli molto particolari, baffi, barba, bretelle, cappelli, occhiali, in modo da recitare lo spettacolo del caffè in maniera perfetta e comunque con altissima professionalità. Manco a dirlo, la macchina da caffè, come in tutta New York, è una “La Marzocco”, in questo caso è la più bella è particolare MISTRAL che si sposa benissimo con l’ambiente.
Un altro locale che mi sento di consigliare si trova a Brooklin, a Williamsburg e si chiama Toby’s estate Coffee facilmente raggiungibile con la metro. Si tratta di una torrefazione con la caffetteria che è anche proprietaria di alcune piantagioni, per una cultura del caffè dal chicco alla tazza.
La macchina da espresso è una “La Marzocco Strada SP” dalla quale vengono estratti ben 4 tipologie di caffè in espresso. Inoltre sono disponibili al banco V60, Chemex e altri metodi di estrazione con tre baristi sempre pronti ad accontentare la numerosa clientela.
SC: Sei riuscito a trovare un lavoro come barista con una concorrenza del genere?
SG: Beh, sono riuscito a lavorare in un ristorante/caffetteria in stile italiano, con un barista italiano, che ha ricreato un bar di paese in una realtà come quella di New York. Sicuramente il livello di professionalità non era al livello delle migliori caffetterie comunque mi ha permesso di lavorare con vari tipi di latte e imparare molte preparazioni considerato che il consumo giornaliero di caffè era attorno ai 6/7kg.
SC: Consiglieresti un’esperienza lavorativa a New York?
SG: Consiglio New York sicuramente, magari intendendo l’esperienza a New York un’esperienza più formativa, magari partecipando a qualche corso, anche io ho avuto l’opportunità di frequentarne alcuni e per aver modo di approfondire il mondo del caffè Per un’esperienza lavorativa forse consiglio però più Londra, vera capitale europea del caffè, più vicina con una maggiore facilità di ottenere un contratto di lavoro essendo in Europa e minori problemi con le tempistiche del visto.
SC: Grazie Simone, speriamo prima o poi di riuscire a vedere anche in Italia tante caffetterie con baristi professionisti che propongono caffè di altissima qualità.
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