Un post sulle basi assolute del caffè: cos’è il caffè arabica? In cosa si differenzia dal caffè robusta?
Il nostro post di oggi farà inorridire per la sua banalità i nostri lettori più evoluti, ma sarà probabilmente utile, anche se stringato, per chi si sta affacciando al mondo del caffè.
La pubblicità ci imbottisce da anni del concetto di 100% arabica come caffè migliore del mondo. Ma cos’è questa arabica? E se il caffè non fosse arabica cosa sarebbe?
Il caffè si divide in realtà in centinaia di specie, ma le specie arabica (Coffea arabica) e robusta (Coffea canephora) sono quelle in generale utilizzate per comporre le miscele che gustiamo sia a casa che al bar.
Le differenze fra queste due specie sono moltissime, a cominciare dalla quota dove crescono (oltre i 700/1000 metri per l’arabica, anche a livello del mare per la robusta) la forma (più tondeggiante per la robusta, ovale per l’arabica) la genetica (22 cromosomi per la robusta, 44 per l’arabica) e infine per il gusto. Senza dover infatti timbrare la robusta come cattiva e l’arabica come buona, c’è da dire che l’arabica è in grado di aggiungere aroma, retrogusto, profumo all’espresso, la robusta è in grado di aggiungere invece corposità e forza alla nostra tazzina.
Dette queste due banalità assolute (gli esperti mi scuseranno) proviamo a rendere un pochino più complessa la cosa. L’arabica (come la robusta) si divide a sua volta in centinaia di tipi diversi. Altura, Maragogype, Bourbon, Santos, Antigua, Supremo, Limu, Sidamo, Tournon e moltissimi altri. Sono questi tutti nomi di diversi tipi di caffè, tutti arabica ma tutti diversi in gusto, profumo e caratteristiche. Per questo un 100% arabica si definisce una miscela, perché miscela, appunto, diversi tipi di arabiche. Quali siano queste arabiche, non essendo in Italia obbligatorio (ma nemmeno suggerito) scrivere di quali arabiche sia composta la miscela, non è dato di saperlo, èd è questo un peccato, perché dire 100% arabica è come dire 100% vino rosso, senza sentire il bisogno di distinguere fra vino in cartone e Brunello di Montalcino.
Alcune arabiche infatti possono essere (soprattutto nelle seconde scelte) molto economiche, e magari si trovano al super a 2/3€ al chilo, mentre altri caffè, come gli etiopi, il Jamaica o magari il famoso Kopi Luwak, possono superare anche di gran lunga i cento euro per chilo.
Beh, questa è l’introduzione, partiamo da qui.
Pingback: CREARE UN BAR DI SUCCESSO? È IL MOMENTO DI PARLARE DI CAFFÈ | Caffè espresso italiano by Gabriele Cortopassi
Pingback: la storia di un giovane torrefattore: dalla passione al business.
Pingback: Le varietá – CV-Management