Bizzarrie e attualità di un caffé famosamente dimenticato
L’onnipresente nome che illumina il firmamento del caffé è Arabica. L’arabica e una specie del genere coffea che, originaria dell’Etiopia, ha colonizzato il mondo del caffé fino a coprire il 70% della produzione mondiale. E il resto?
Se esistono piccolissime produzioni di specie quali la Liberica e la Excelsa, l’altra grande specie di caffé coltivata a scopi commerciali è la Robusta.
La Robusta è molto diversa dall’Arabica, addirittura come genetica, pensate che se la Arabica ha 44 cromosomi la Robusta ne ha 22, e anche la differenza gustativa è netta.
l’Arabica, all’assaggio, è profumata, con una vena di acidità e un buon retrogusto(almeno mediamente). La robusta ha un profumo non molto ricco e, normalmente una intensa sensazione di amaro nel centro della lingua. Oltre a questa sensazione amara la robusta ha l’importante caratteristica di regalare corposità e crema all’espresso, e per questo viene normalmente mischiata all’arabica nella creazione di miscele di caffé.
È interessante l’assaggio di diversi caffé robusta in purezza che teniamo durante i corsi della nostra scuola di caffé Espresso Academy.
L’importanza del caffé Robusta è curiosamente visibile in molte miscele di caffé Equo & solidale. Questa forma di cooperazione sociale è particolarmente sviluppata in aree dove si coltiva prevalentemente arabica (ma questo problema, per quello che vediamo in torrefazione, si sta risolvendo…) e questo fa si che i caffé con certificazione fair trade siano spesso molto buoni, ma di un corpo non molto intenso.
Caffé Robusta
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