Se il caffé ha iniziato la sua storia commerciale nello Yemen, la pianta di arabica è originaria dell’Etiopia, dall’altra parte del Mar Rosso, dove il caffé ancora cresce allo stato selvaggio.
Oggi i caffé etiopici sono fra i più variati e caratteristici, e uno di essi, il Yirgacheffe, è classificato fra i migliori al mondo.
Tutto ruota sull’acidità dai toni fruttati tipica dei caffé dell’Africa orientale, ma l’Etiopia gioca su una larga scala di variazioni a questo tema. Queste variazioni sono in parte determinate dal tipo di lavorazione: a secco o lavato, classici tipi di lavorazione del caffè che in Etiopia assumono a volte sfumature meno usuali.
ETHIOPIA CASUAL DRY-PROCESSED COFFEE:
In molte parti dell’Etiopia la lavorazione a secco è una sorta di informale, antica pratica con cui si processano piccole quantità di caffé per il consumo locale. In ogni luogo dove cresca un singolo albero di caffé si possono trovare i chicchi stesi su un aia ad asciugare. Questi caffé lavorati in maniera casalinga vengono raramente esportati, generalmente sono tostati e bevuti sul luogo o venduti al mercato locale. I migliori di questi caffé, diciamo fatti in casa, sono invece di solito venduti ai centri di preparazione del caffé lavato. Di questi migliori, i chicchi troppo maturi o immaturi verranno ancora trattati con il metodo dry e destinati spesso all’esportazione come caffé da ‘riempimento’ per blend di basso prezzo.
ETIHOPIA DRY-PROCESSED HARRAR:
Un eccezione alla legge per cui il caffé naturale è di seconda classe arriva dai celebrati e spesso superbi chicchi di Harrar, una regione a predominanza musulmana ad est di Addis Abeba. Ad Harrar, tutte le bacche di caffé, incluse le migliori e le più mature, sono stese al sole, addirittura a volte le ciliegie di caffé sono lasciate a seccare direttamente sugli alberi. Il risultato è un caffé come quelli dello Yemen: selvaggio, fruttato, dolce e con una leggera nota di fermentato. Questo profilo aromatico, caratteristico de caffé Yemen e dell’Harrar è spesso chiamato Mocka taste, ed è una delle esperienze più interessante che il mondo del caffé può offrire. Per questo motivo l’Harrar è spesso venduto come Mocka o Moka aumentando la confusione su questo termine abusato. In alcuni casi il caffè Harrar è chiamato Moka Harrar, ma si può trovare anche come Harari, Harer o Harar.
YIRGACHEFFE E ALTRI ETIOPICI LAVATI:
La prima fattoria per la produzione di caffé lavati fu impiantata in Etiopia nel 1972 e nelle tre decadi successive una sempre maggior quantità di caffé è stata processata con la tecnica Washed. Questa tecnica di lavorazione generalmente rende il gusto del caffé più gentile, fruttato e fragrante. Nella regione in cui è coltivato il Yirgacheffe, una regione di alte colline nel sud est della nazione, il tradizionale aroma del caffé lavato raggiunge addirittura una sorta di stravagante, straordinario profumo, citrino e floreale e può senz’altro essere considerato uno dei più distintivi caffé del mondo. Altri caffé lavati, come il Limu, il Sidamo, il Jima e altri, sono tipicamente rotondi, fruttati e citrini ma meno esplosivi del Yirgacheffe. Sono comunque caffé dalle distinte e preziose qualità.
Negli ultimi anni l’Etiopia è stata al centro di una vicenda giudiziaria contro la catena Starbucks, cui la nazione africana chiede royalies per l’uso del caffé Sidamo. Come tutti i caffè in singola origine anche i caffè etiopici sono difficili da reperire sul mercato, se vi incurioscono e volete provare a casa un Sidamo in purezza, tostato da espresso o da americano lo potete trovare online QUI.
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